Sapete come un tempo nasceva la carrozzeria di un nuovo modello di automobile? Semplificando, prima veniva l'intuizione dello stilista, fissata in uno schizzo a matita.
Poi i disegni tecnici. I calcoli degli ingegneri. I modellini di gesso.
Il mascherone di legno e infine il vestito di lamiera.
Chi lo eseguiva si chiamava "battilastra". Un'arte tutta speciale.
Fatta di sensibilità per i materiali, di abilità manuale, di esperienza e pulizia esecutiva.
Ma soprattutto di capacità di proiezione geometrica.
Perché le lamiere nascono in fogli, piatte.
E devono assumere le forme più strane, sotto i colpi ripetuti del martelletto.
Ma prima ancora devono essere tagliate, e chi taglia deve prevedere precisamente le sagome, al millimetro. Deve cioè capire quale sarà lo sviluppo del pezzo dalle "due" dimensioni della lamiera piatta da tagliare, alle tre dimensioni del pezzo finito.
Dopo il taglio viene la battitura, paziente. Il martelletto si abbassa sulla lastra con un movimento circolare, perché la lamiera non deve essere incisa ma solo appena stirata, dove serva. Perciò accarezza appena la superficie, quando picchietta. Quasi la bacia. Per l'esecuzione di una doppia curvatura, per esempio una convessità; per sopportare una successione di pieghe strette, per esempio nella battuta di una portiera; per la finitura di un foro coi bordi cianfrinati.
Sono solo esempi di un lavoro che ha infinite varianti.